Le prime apparizioni pubbliche di Gesù nel vangelo di Giovanni sono caratterizzate da miracoli e segni. Giovanni racconta che Gesù raggiunge l’altra riva del lago di Genezaret.
Sale su un monte.
Vorrebbe mangiare con le sue discepole e discepoli.
Raccogliere le forze. Come noi facciamo ancora oggi quando pranziamo.
Fare una pausa.
Condividere.
Parlare.
Ristorarsi.
Si sono portati dietro un paio di pani per dividerseli.
Ma non restano soli.
Li hanno seguiti molte persone che cercano la vicinanza di Gesù e dei suoi discepoli e discepole.
Questa vicinanza è benefica. E’ per questo che vengono.
Gesù non le manda via, ma vorrebbe condividere con loro il cibo.
Ma la situazione è questa: i pochi pani … non bastano proprio perché ciascuno ne riceva un boccone.
Sono ormai 5000 persone.
Tra la folla c’è un ragazzo con cinque pani d’orzo e due pesci. Potrebbe essere d’aiuto? In realtà è impossibile, neppure questo basterà.
Per Gesù basta. Chiede alla folla di sedersi.
Poi pronuncia la preghiera di ringraziamento e li distribuisce.
E accade una cosa sbalorditiva: basta per tutti.
Tutti si saziano.
E anche: ne restano degli avanzi. Talmente tanti che i discepoli li raccolgono in [dodici] ceste.
La gente rimane impressionata. E non può che dare questa spiegazione:” E’ certamente lui il profeta che deve venire nel mondo”.
E’ attraverso miracoli e segni che nel vangelo di Giovanni si esprimono con chiarezza gli aspetti di Dio.
Dio è uno che non si fa scoraggiare da quella che è la realtà dei fatti; sì, è impossibile che basti per tutti. Ma sedetevi, e cominciamo, semplicemente cominciamo.
Dio è uno che crea comunità. E’ condividendo che si crea comunità. Ma ciò significa che realmente tutti avranno abbastanza e quindi potranno mangiare a sazietà. Ciò significa anche che la comunità stessa è un’esperienza che fortifica. In quanto esseri umani non siamo semplici individui, ma viviamo di relazioni.
Come comunità cristiana, nel nostro lavoro diaconale, mettiamo a disposizione dei mezzi affinché le persone abbiano abbastanza di che vivere. Questo è il nostro contributo verso l’esterno. In questo modo rendiamo Dio visibile e sperimentabile per gli altri.
Offriamo però anche spazio per l’esperienza di comunità.
E : prendiamo posizione a favore di un preciso atteggiamento: che osiamo fare dei passi contro ogni apparenza. Sì, la realtà ci dice che questo è impossibile, ma noi tentiamo di farlo lo stesso!
Tutti sono saziati.
Questo è un compito del nostro lavoro come comunità evangeliche qui a Firenze. Da noi la gente deve ricevere qualcosa da portare via con sé.
Al contempo questo è un lavoro per la pace: se tutti hanno abbastanza di che vivere, nessuno si metterà a fare la guerra.
E c’è ancora un punto interessante: la storia finisce con Gesù che si ritira. Quando la folla vede che egli opera miracoli, lo vuole acclamare re. E a quel punto Gesù si ritira. Da solo su un monte.
L’aspetto spirituale, religioso del nostro lavoro: esso è collegato alla semplicità del nostro Dio che non ha interesse al potere di questo mondo. Ma al quale sta profondamente a cuore ciascuno e ciascuna di noi.
Annette Herrmann-Winter
Chiesa luterana, Firenze