Un amico mi diceva recentemente :”In questo periodo di pandemia, , la gente ha ricominciato a pregare, e poi aggiungeva: “la paura fa miracoli”. Da agnostico sincero però mi chiedeva: “ma se il vostro Dio sa tutto, che senso ha pregare?”

La sua obiezione forse è frullata anche nella nostra mente.

Infatti Gesù disse: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perchè chi crede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto (Lc 11,7). Gesù invoglia perciò a chiedere con insistenza, senza scoraggiarsi, addirittura fino correre il rischio di importunare Dio con le nostre richieste. Ma allo stesso tempo Gesù dice anche: Il padre vostro sa di cosa avete bisogno, prima ancora che glielo chiediate (Matteo 6,8).Ma se così stanno le cose la supplica diventa superflua?

Nel salmo 139 leggiamo “Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che Tu, o Signore, già la conosci appieno” (:4). La consapevolezza del salmista dell’onniscienza di Dio però non gli impedisce di gridare a Dio: “Tu sei il mio Dio; porgi l’orecchio, Signore, alla voce della mia supplica” (Sal. 140:6), “Porgi l’orecchio, Signore, e rispondimi, perché io sono povero e bisognoso” (Sal 86:1).

Ha senso presentare le nostre necessità a Dio?  La preghiera resta necessaria. Ciò che appare inutile è la presentazione di una lista interminabile e minuziosa delle nostre necessità. Credo che Dio voglia ascoltarci perchè vuole che noi ci affidiamo a lui, che ci abbandoniamo fiduciosi nelle sua braccia.

Dio conosce ciò che ci fa soffrire, che ci blocca dal vivere pienamente, ma come ogni padre, ogni madre, che ama, cerca il dialogo con i propri figli,  come genitori sanno cosa li tormenta, ma desiderano che i figli si aprano, si confidino,  condividano  le loro  necessità. Come ogni padre e madre che si rispetti ascoltano e accolgono.

Per questo motivo noi abbiamo bisogno di comunicare a Dio cosa ci pesa sul cuore, le nostre esigenze profonde e lo facciamo con la certezza di essere ascoltati.

Il primo effetto della preghiera di richiesta è di aprire alla presenza di Dio l’aspetto della nostra vita che ci preoccupa.  La risposta di Dio non è automatica. A volte la preghiera sembra restare inesaudita, però può portare a cambiare il nostro atteggiamento di fronte al problema, perché sappiamo che in qualunque modo andranno gli eventi, siamo in buone mani e ritroviamo perciò la fiducia che può contribuire a trasformare noi stessi e le realtà problematiche che ci circondano. Non è la paura che fa miracoli, ma  la fede. Allora ben venga la preghiera.